Venerdi sera, alle 17.50, sono anch’io seduta ad uno dei tanti tavolini della piazza, con un bicchiere di vino.
Mancano dieci minuti al coprifuoco, e poche ore all’inizio di un nuovo lockdown.
Le persone si salutano e salutano il loro fiume, a cui la città dove vivo è così legata.
Mi osservo in questo comportamento irrazionale.
In poche ore il mio linguaggio appoggia una nuova narrazione, per cui parlo di “primo lockdown”, permettendomi di adattarmi al secondo, ed orientare la mia mente ad una proiezione di serialità.
Mi osservo in questo comportamento adattivo razionale.
Come tanti, oscillo.
La pressione del processo in atto polarizza i vissuti, esacerba le reazioni emotive, appiattisce il confronto, radicalizza le opinioni. Ci stiamo sfinendo, di dibattiti e di incertezza.
Instupiditi, sposiamo l’istanza della rabbia, della paura o dell’enfatico ottimismo, in cerca di un finale pronto all’uso.
Andando oltre il pendolo di ossessione e negazione, non possiamo che fare i conti con quello che sta accadendo.
O almeno provarci.
Ho trovato in questo testo un metodo di riflessione che mi ha aiutato.
Morin, filosofo e sociologo, pensatore contemporaneo, non ha bisogno di presentazioni.
Eppure inizia il suo breve saggio con un preambolo,“Cent’anni di vicissitudini”, sulle crisi che ha personalmente attraversato nel corso della sua esistenza.
Una vita individuale e sociale di morti e rinascite, di fine del mondo in fine del mondo, in un perenne rigenerarsi.
Morin ci dice che “la megacrisi provocata dal coronavirus è il sintomo brutale della crisi della vita terrestre (ecologica), di una crisi dell’umanità, che è essa stessa una crisi della modernità, una crisi dello sviluppo tecnico, economico, industriale, una crisi del paradigma fondamentale che ha organizzato e imposto tutte le forze ormai scatenate in una corsa verso l’abisso.”
Ci porta quindi alla necessità di un pensiero relativo a ciò che è oggi l’”homo complexus”, fatto e frutto di contraddizioni, e fonda la propria visione su un umanesimo rigenerato, che “riconosce la nostra animalità ed il nostro legame ombelicale con la natura, ma riconosce anche la nostra specificità spirituale e culturale…..” e porta ad una visione politica che tenga conto delle “ambiguità, delle instabilità e delle versatilità umane”.
Il saggio propone delle aree di riflessione, “le 15 lezioni”, (le nostre esistenze, il pianeta, l’economia, la medicina, le politiche migratorie…), evidenzia l’impatto della crisi e propone delle vie per “cambiare strada”.
Propone un’ impresa complessa, un salto di paradigma, a partire dal “vero realismo” che richiede intervento su tutti i campi, in tutto il pianeta, contemporaneamente, con l’assunzione delle polarità, delle individualità e dell’unità.
“Il vero realismo del 2020 non consiste nel ritornare all’apparente normalità di prima, ma nel riformare la politica, lo stato, la civiltà, “cerca di cogliere le possibilità di utilizzare e modificare i processi trasformativi del presente”, “il vero realismo sa che l’improbabile è possibile e che la cosa più importante e frequente è il sopraggiungere dell’inatteso nel reale”.
L’esito ha ricadute concrete, operative ed il testo propone indicazioni relative alle politiche economiche, del lavoro, agricole, energetiche….
Dice Morin “la politica non può creare la felicità individuale, può e deve eliminare le cause pubbliche dell’infelicità (guerra, fame, persecuzioni), può favorire e facilitare la possibilità per ciascuno di vivere poeticamente, cioè nella realizzazione di sé e in comunione”.
Tra le altre cose, elenca gli “imperativi della riforma personale”:
*conoscere secondo la conoscenza complessa che collega i problemi fondamentali e globali
*pensare secondo la ragione sensibile, che pratica la dialettica permanente ragione/passione
*agire secondo il principale imperativo etico di responsabilità/solidarietà
*vivere secondo il bisogno poetico d’amore, di comunione e di incanto estetico.
“Ciascuno fa parte di questa avventura inaudita, all’interno della stessa avventura inaudita dell’universo.
Noi partecipiamo a questo insondabile, a questo incompiuto così fortemente intessuto di sogni, di dolore, di gioia e d’incertezza, che è in noi come noi siamo in esso.”
CAMBIAMO STRADA – Le quindici lezioni del coronavirus. Edgar Morin, Raffaello Cortina Editore, 2020
È segnalato in Arkani Segnali perché c’è bisogno di uno sguardo ampio e poetico sulla brutalità di questa crisi, catalizzata dalla diffusione del coronavirus.
È segnalato per: tutti quelli che hanno a cuore se stessi, l’umanità ed il pianeta cui appartengono
Ho scelto questo foto perché è un momento vissuto poeticamente, il giovedì 5 novembre 2020.
Cristina Busi
fonte: Arka Associazione
L’arte per me è sempre stata una grande risorsa, un toccasana. Mi ha calmata in momenti di tensione, mi ha fatto esprimere quando le parole non uscivano e mi ha fatto respirare quando mancava l’aria, portandomi in mondi fantastici. Il disegno mi ha accompagnato a lungo nella mia crescita personale.
In generale, mi piace provare, toccare con mano, sperimentare varie cose costruendo, usando materiali. C’è un fluire tra la materia e me e divento un tutt’uno con quel materiale, mi immergo in quel momento totalmente, con tutti i sensi e non è detto che il risultato sia “un’opera” e poco mi importa.
È proprio tutto il viaggio che faccio, passando da uno stato all’altro, perdermi per poi ritrovarmi, osservando, permettendomi di stare nel processo, apprezzando ogni momento e alla fine sentirmi rilassata, in equilibrio con me e con ciò che mi sta attorno.
Prima di tutto il viaggio lo faccio per me, una mia ricerca, non “creo” per far vedere agli altri. Per anni non ho detto che disegnavo, poi pian piano ho iniziato a condividere e a mostrare qualcosa. È principalmente un mio percorso interno, la mia “cura” e per questo per me l’arte è una risorsa.
Al di là della mia passione, mi piace leggere molto sulla creatività e sull’espressione creativa. Ho spaziato molto come crescita personale alla scoperta di varie modalità di essere creativi: la maschera neutra nel teatro, il percorso di clown, entrambi forme di espressione “artistica corporea”. Successivamente pittura e poesia, passando per il collage e i mandala. Ho anche partecipato a corsi di djembé e mi sono costruita il mio tamburo sciamanico. L’arte per me è tutto ciò che emoziona, ciò che aiuta a crescere e ciò che amplia la visione.
Negli anni ho avuto la possibilità di fare volontariato con bambini, adolescenti e anche adulti e ho potuto condurre piccoli laboratori esperienziali creativi o, all’interno degli incontri individuali, piccoli momenti di espressione di sé attraverso il colore o altre forme creative. Mi meraviglia sempre l’effetto che questa modalità ha sulle persone, come una persona che è trattenuta nel parlare in gruppo, attraverso il disegno o le metafore riesce ad aprirsi e raccontare le sue idee. Vedere questo processo di crescita nelle persone, mi stupisce sempre e le loro “creazioni” diventano per me opere inestimabili proprio perché osservo con curiosità il processo che hanno attivato, le riflessioni che sono emerse dentro loro e che mi fanno sempre l’effetto WOW!!!
Provo infinita gratitudine per me che continuo a ricercare modi per praticare questa mia passione e sono grata anche alle persone che mi fanno entrare nei loro mondi. Questo mio essere curiosa e ricercatrice mi ha portato ad aprirmi sempre di più, a essere disponibile alle relazioni, a condividere la bellezza, a cambiare punti di vista e ad ampliare il mio modo di vedere e crescere.
Nella mia ricerca ho trovato questo libro e mi è piaciuto molto perché affronta l’arte in modo diverso, cioè attraverso delle parole chiave, partendo dal mondo contemporaneo. Quindi diventa un vero e proprio viaggio, che tocca vari movimenti, protagonisti, simboli e rappresentazioni in veste teorica; le tante illustrazioni rendono il viaggio leggero e i laboratori esperienziali citati diventano un qualcosa di pratico da utilizzare sia per se stessi e anche con le altre persone.
Un libro che può essere letto consecutivamente e sfogliato per estrapolare solo la parola di interesse. Il fatto che ci siano anche tante foto di laboratori di bambini lo rende pratico e concreto anche per genitori e professionisti che lavorano con bambini.
All’inizio ho letto solo alcune parole, poi, siccome lo trovavo veramente molto ben fatto, l’ho letto tutto. Mi ha dato molti spunti per alcuni laboratori e mi ha fatto venire anche altre idee adattando le proposte lette. Ho anche potuto riflettere su alcuni concetti e idee che gli autori presentavano e confrontarli con le mie riflessioni.
Questo libro mi ha dato molto, ho apprezzato la professionalità degli autori che hanno prodotto un testo stimolante su più piani. Lo consiglio veramente a chi è appassionato di “arte” e che la usa nella propria professione.
ARTE PER CRESCERE. Paola Ciarcià e Marco Dallari, Edizioni Artebambini, 2016.
È segnalato in ArKani Segnali perché: fornisce una panoramica sull’arte, attraverso spiegazioni e illustra possibili laboratori
È segnalato per: counselor, genitori, educatori, insegnanti e a tutti quelli a cui piace l’arte
Ho scelto questa mia foto perché: a me le nuvole piacciono un sacco… a volte mi metto ad osservare e cerco di vedere se ci sono forme… altre volte mi sembrano dei ciuffi di panna e alle volte delle pennellate… mi piacciono perché mi fanno viaggiare con il cuore, come l’arte.
Sandra Isolini
fonte: Arka Associazione
By Silvia Carbogno. Published on 29 Febbraio 2020. 0
”Se quell’omino verde di Marte arrivasse e ci chiedesse di spiegarci le nostre tecniche per attuare il cambiamento umano, e se glielo dicessimo, non si gratterebbe la testa (o il suo equivalente) per incredulità, e non ci chiederebbe perché siamo arrivati a teorie così complicate, astruse e inverosimili, invece di indagare prima di tutto su come il cambiamento umano avvenga in modo naturale, spontaneo e quotidiano?”
Paul Watzlawick, dal libro “Changing for good” dello Psicologo James O Prochaska.
Ci troviamo spesso a pensare di voler cambiare qualcosa della
nostra vita, per es. iniziare a fare sport, assumere abitudini
alimentari sane, comunicare in maniera assertiva, fare delle scelte in
maniera più consapevole…la lista potrebbe continuare all’infinito…
Ancora più spesso facciamo esperienza di non riuscire a mettere a fuoco da dove cominciare, oppure abbiamo difficoltà ad effettuare il primo passo. Capita di pensare che il primo comportamento di cambiamento che riusciamo a mettere in atto implichi già quel “per sempre”, “definitivo” che suggerisce il titolo, sperimentando poi, un senso di frustrazione per non essere in grado di sostenere e mantenere il nuovo comportamento.
“Changing for good” nasce dall’esigenza dell’autore di capire
quali elementi e strategie accomunano coloro che riescono a raggiungere
un obiettivo di cambiamento senza il supporto del counseling o della
terapia, e suggerisce un modello transteorico, cioè trasversale
rispetto ai vari approcci psicologi, che possa rispondere alla
necessità di una teoria generale del cambiamento.
Tale modello è composto da 6 fasi: pre-contemplazione,
contemplazione, preparazione, azione, mantenimento, conclusione.
Ciascuna fase è funzionale a quella successiva e ci permette di passare
dall’idea di spostarci da “dove siamo” , fino ad arrivare a “dove
vogliamo essere”, attraverso la messa in atto di comportamenti
consapevoli ed efficaci.
“Changing for good” è un libro di auto, che ci supporta nel
comprendere quanto sia importante, ancora prima di agire, avere chiaro
dove siamo rispetto a ciò che vogliamo raggiungere, in quale fase del
cambiamento ci troviamo, e quali siano gli strumenti più adatti a
esplorare e superare quella specifica fase, per passare poi a quella
successiva.
Nonostante sia ricco di esempi legati alle dipendenze e
alla depressione, ritengo sia molto utile, perché descrive un modello
trasversale, applicabile ad ogni situazione di cambiamento della vita
quotidiana.
Lo consiglio sia a chi desidera avere uno strumento efficace di
consapevolezza e azione, da utilizzare per motivarsi e agire un
cambiamento, sia ai counselor, per facilitare il cliente a riconoscere
la fase in cui si trova e a supportarlo utilzzando, strumenti di
intervento adeguati alla fase in cui si trova il cliente.
Un libro,
inoltre, che sottolinea l’importanza di riconoscere i nostri bisogni e
prenderci il tempo necessario affinché il cambiamento avvenga nel
rispetto di ogni fase. E ci ricorda che siamo umani, che gli errori, le
ricadute, i passi indietro, sono occasione ulteriore di monitoraggio del
processo, di valorizzazione di ciò che è stato fatto e, davvero,
strumento di auto-conoscenza e auto-consapevolezza, miglioramento e
crescita continua.
Changing for good, di James O. Prochaska, Ph.D., John C. Norcross, Ph.D., Carlo C. DiClemente, Ph.D. – HarperCollins e-books. Prima edizione 1994.
È segnalato in ArKani Segnali perché: è uno prezioso strumento di auto-aiuto e di supporto nei processi di cambiamento
È Segnalato per: tutti, operatori delle professioni d’aiuto
Ho scelto questa mia foto perché: questi frutti di agave sono il risultato di un raro e prezioso processo di crescita e cambiamento di cui sono stata testimone
Fonte: Arka Associazione
Qualche tempo fa sono venuti ad abitare nel mio palazzo dei nuovi vicini: mamma e papà quarantenni, un ragazzino di una decina d’anni e un cane, un pastore abruzzese decisamente grande, anche se dalla vitalità e dal suo entusiasmo sembra ancora abbastanza giovane. Una famigliola tranquilla, persone gentili, con cui ci si saluta con cordialità se ci si incontra in portineria o in cortile.
Tutto perfetto. Salvo il fatto che lasciano spesso il cane da solo in casa, con la finestra aperta sul balcone: basta un minimo movimento in cortile, che lui si affaccia e incomincia ad abbaiare. Qualcuno scende a buttare l’immondizia, lui abbaia. Qualcuno va a prendere la macchina nel box, lui abbaia. C’è un trasloco e i traslocatori stanno tutto il giorno in cortile a mettere mobili sul camion: lui abbaia tutto il giorno.
All’inizio mi dispiaceva per il cane: me lo immagino costantemente in ansia, perché per natura fa la guardia e ogni movimento in cortile per lui è una minaccia. Poi piano piano il dispiacere si è trasformato in fastidio e quindi in rabbia. Naturalmente non verso il cane, bensì verso i cosiddetti padroni, cioè gli umani che dovrebbero occuparsene, perché lo lasciano solo tutto il giorno, perché lo lasciano in una condizione (io credo) di costante ansia, perché non si preoccupano che il continuo abbaiare di un cane possa creare disturbo ai vicini, trattandosi di fatto di “un’invasione acustica”.
Siccome sono una persona gentile ho cercato una soluzione creativa, provando ad evitare le lettere di reclamo, le segnalazioni all’amministratore del condominio o altre forme di intervento più o meno aggressive. Purtroppo ho esitato un po’ troppo e quindi il rimanere ancora del tempo in quella situazione sgradevole l’ha resa sempre più un’ossessione: bastava che il cane abbaiasse anche solo una volta, che il mio umore ne risentiva, diventavo nervosa e insofferente, ero in casa mia e ci stavo a disagio, mi sentivo impotente e incastrata in una situazione senza via di uscita. Mi sentivo in ostaggio.
Per fortuna mi è venuto da usare proprio questa parola, “ostaggio”, e questo mi ha dato lo spunto per uscire dal tunnel in cui mi ero cacciata. Sì perché mi è tornato in mente il libro di George Kohlrieser “La scienza della negoziazione. Come gestire i conflitti e avere successo (nella vita e nel lavoro)” che ho letto alcuni anni fa e mi si è subito aperto uno spiraglio.
George Kohlrieser è uno psicologo clinico e organizzativo di fama mondiale, si occupa di gestione di conflitti e ha grande esperienza nella gestione della violenza e nella negoziazione degli ostaggi. In questo suo libro si rivolge a tutti, professionisti e persone comuni, a chi ha conflitti sul lavoro, in famiglia e nella vita privata, a chi evita i conflitti e a chi “se li va a cercare”; il filo conduttore è che se siamo in una situazione conflittuale, con noi stessi o con qualcun altro, siamo sempre ostaggi: di emozioni che non sappiamo comprendere, di paure e insicurezze, vittime delle nostre incapacità relazionali.
Kohlrieser mette a disposizione la sua esperienza di negoziatore, anche con molti esempi tratti dalla sua carriera professionale, e offre delle istruzioni operative per affrontare i conflitti, per superare lo statusdi vittima della situazione e riprendere in mano efficacemente la propria vita.
Gli strumenti che utilizza hanno a che fare con la nostra intelligenza emotiva e con la nostra competenza comunicativa: saper riconoscere e accogliere le nostre emozioni, saper creare un legame emotivo con l’altra parte nel conflitto, sapere ascoltare e stare nel dialogo.
Attraverso l’empatia, sia verso se stessi che verso gli altri, e grazie all’ascolto attivo e alla comunicazione autentica, è possibile entrare nei conflitti in maniera costruttiva, renderli “maneggiabili” e gestirli efficacemente. In buona sostanza: liberare quella parte di noi in ostaggio della situazione sgradevole.
Tornando al cane che abbaia in balcone: sono andata a rileggermi le parti salienti de “La scienza della negoziazione” e ho provato a empatizzare con i miei vicini, me li sono immaginati incapaci di gestire un cane in questa situazione (cane sempre in allerta, vita condominiale), ho pensato che possano non sapere che il cane abbaia spesso, oppure esserne consapevoli ed essere a disagio nel non sapere cosa fare… e ho trovato la soluzione.
Invece di arrabbiarmi, litigare, denunciarli all’amministratore, ho pensato di invitarli a bere un aperitivo nel bar sotto casa, di raccontare le mie preoccupazioni per il loro cane e anche i miei fastidi, le mie rabbie; ho pensato di parlare loro di un’amica che si occupa di educazione cinofila, di dir loro che anche con gli animali si può entrare in empatia, si può imparare a entrare in relazione e a riconoscerne i bisogni, anche con gli animali si può imparare a dialogare.
Aspetto l’occasione buona per invitarli all’aperitivo, eppure già solo questi pensieri mi hanno fatto stare meglio. In effetti, se possiamo dialogare con gli animali, forse possiamo imparare a farlo anche con gli umani.
LA SCIENZA DELLA NEGOZIAZIONE.Come gestire i conflitti e avere successo (nella vita e nel lavoro) di George Kohlrieser, Sperling & Kupfer Editori, 2011
È segnalato in ArKani segnali perché:imparare a stare nei conflitti con autenticità ed empatia ci rende liberi
È segnalato per: tutte/i
Fonte: Arka Associazione
È da anni che lavoro con gruppi di adolescenti, prima in ambito di volontariato e successivamente come professionista con il counseling. Mi è capitato spesso di confrontarmi con adulti, educatori o genitori, che mi dicono di aver difficoltà a comprendere o comunicare con i ragazzi. Mi piace molto il mondo dell’età evolutiva, soprattutto degli adolescenti, perché è così ricco ed è il nostro futuro. Sono quindi sempre alla ricerca di nuove letture sia per gli adolescenti, sia per me per continuare a formarmi, sia per i genitori, come supporto nel loro cammino.
Mi sono imbattuta in questo libro un po’ per caso. Da subito mi è piaciuto perché creativo, con colori, foto, parti scritte a mano. Sfogliandolo, ho notato che raccoglie molte voci: racconti dei ragazzi, esperti che scrivono, schede di approfondimento e filmografia ed inoltre è recente, del 2018. Questo insieme di fattori mi ha fatto acquistare il libro.
È un libro che può leggere un adolescente e allo stesso tempo è interessante anche per chi lavora con i ragazzi. Personalmente mi è piaciuto perché sono gli stessi ragazzi a raccontare attraverso mail o lettere di alcune tematiche attuali quali i social, il loro corpo, le loro idee sulla società oggi, il terrorismo, la società multietnica, l’inquinamento e molto altro; un modo per loro di parlare e raccontarsi e un’opportunità per noi adulti per essere “ascoltatori”.
Oltre ai racconti dei ragazzi ci sono delle schede di approfondimento sulle tematiche trattate da esperti, narrazioni di chi “scrive per mestiere”; schede operative da poter utilizzare come strumenti di lavoro “riflettiamoci su” e “discutine con l’insegnante” per ragionare con i ragazzi.
Questo libro per me è un’integrazione tra le riflessioni degli adolescenti e la loro visione del mondo, il parere degli esperti e scrittori famosi su questa fascia di età. È un primo passo per poterci avvicinare con curiosità e apertura ad un mondo futuro visto anche con gli occhi dei protagonisti.
A CHE GIOCO GIOCHIAMO? di Brillante Massaro, Gruppo Editoriale Raffaello, 2018.
È segnalato in ArKani Segnali perché: è utile per la formazione in counseling di chi lavora con gli adolescenti.
È segnalato per: counselor, genitori, educatori.
Ho scelto questa mia foto perché: mi ricorda un gruppo counseling di quest’estate quando ho lavorato con un gruppo di animatori. Rappresenta il momento e il punto di forza del gruppo “l’integrazione, la potenza ed il valore della collaborazione” quando adolescenti e adulti aprono reciprocamente i propri cuori.
Sandra Isolini
Fonte: Arka Associazione
Parlare di Consapevolezza è molto difficile. Il concetto in sè, infatti, è inesprimibile tramite le parole ed è incomprensibile tramite l’intelletto. La definizione comune, condivisa da un pò tutte le filosofie, è quella di: “prestare attenzione, non giudicante, al momento presente, al qui ed ora.” Questo possiamo dire, che dice tutto e non dice niente. Come possiamo allora comprendere la natura della Consapevolezza?
Proveremo adesso, a dare delle pennellate su una tela, così che osservando la tela da lontano, possa infine mostrare il quadro complessivo. Resta il fatto che la Consapevolezza può essere compresa solo individualmente, attraverso la pratica costante, in ogni istante, della propria quotidianeità.
“Nel momento in cui inizi a osservare la parte di te che pensa, si attiva un livello superiore di consapevolezza. Allora comprendi che esiste un vasto regno di intelligenza oltre il pensiero e che quest’ultimo ne è solo un aspetto minore. Comprendi anche che le cose che contano davvero (la bellezza, l’amore, la creatività, la gioia, la pace interiore) sorgono al di là della mente. E inizi a risvegliarti.“
(Eckhart Tolle)
La Consapevolezza è uno stato, che può essere raggiunto praticando varie tecniche, la principale per lo Zen è la meditazione
(Zazen)
Essere consapevoli significa “osservare”, tutto quello che è in noi o al di fuori di noi, senza “giudicare“, cioè senza ricorrere alla razionalità. Il pensiero razionale “filtra”, discrimina, divide, modifica le cose e ci conduce lontano dalla realtà, ovvero nel nostro passato, fatto di ricordi o nel nostro futuro, fatto di immaginazione. Il pensiero razionale non risiede mai nel qui ed ora.
Nella pratica, cioè in meditazione, lentamente si lasciano andare il corpo, la mente e la nostra natura egoica, di conseguenza si attenuano le percezioni, le sensazioni, le emozioni, il pensiero razionale.Paradossalmente qualcuno la definisce una sorta di “esperienza della morte”. Ma qui il termine morte, vero e proprio tabù per l’occidentale (Non toccate ferro o altro… ), è improprio. Nelle filosofie orientali, questo concetto non esprime, come da noi, tutto l’orrore della fine della vita terrena, bensì un inizio, una meravigliosa occasione di cambiamento.“Sorella morte”, la grande “Trasformatrice”, che conduce ad una condizione di vita differente, di elevato valore mistico e spirituale.
Eliminare, tramite la pratica meditativa, queste “sovrastrutture” mentali, fisiche, egoiche, conduce sempre più in se stessi, nel proprio “Vero Sè”. Quello che Nisargadatta Maharj e Ramana Maharshi definivano Coscienza dell’Essere o conoscenza dell’«Io Sono». Questa è la Consapevolezza del Sè. I cristiani la chiamano “Cristo interiore”, gli indu “Atman“, i buddisti “natura-Buddha“.
Uno dei simboli più conosciuti dello Zen è il cerchio Ensō (円相). Questo simbolo rappresenta, in un certo senso, il processo che avviene in meditazione: lo sforzo e la determinazione, per il raggiungimento del “centro” del cerchio. Ma cosa significa?
La parte esterna del cerchio rappresenta la vita, fatta di movimento continuo, di caos, di rumore, di tempo, di spazio, di causalità, di impermanenza. Tutto, ogni fenomeno della realtà è destinato a mutare di continuo. Nulla resta uguale a se stesso per più di un istante. Più scendiamo in noi stessi, più lasciamo andare la nostra natura egoica. Questa si alimenta di elementi caduci: successo, potere, attaccamento, desiderio, possesso. Tutti fattori impermanenti, sottoposti alla mutevolezza del trascorrere del tempo e destinati a terminare, sparire con la vita terrena.
Raggiungere il “centro” del cerchio, significa lasciare tutto ciò e non essere più sottoposti al tempo, allo spazio ed alla causalità. Risiedere in un non-luogo, dove tutto è permanente, stabile, eterno.
Religione? Follia? Fantasia?Direi proprio di no!
Praticare la Consapevolezza nella quotidianità è molto utile, poichè conduce ad una minore “reattività” rispetto agli eventi. Ad allontanarsi dall’altalena dei pensieri ricorrenti (rimuginio), delle emozioni e dei sentimenti negativi. Dunque significa creare una “spaziosità” sempre più ampia nella propria mente, dove le problematiche della quotidianità si riducono sempre più di dimensione. Nello Zen si dice che la mente diventa un cielo azzurro infinito, dove i pensieri non sono altro che nuvole, che transitano velocemente e si dissolvono senza lasciare alcuna traccia su questo sfondo.
Questa è la Consapevolezza?Io non posso che indicartela, ma non posso insegnarti niente, posso solo “mostrati la luna col dito, poi sta a te non confonderlo con la luna”. Comincia a praticare (leggi QUI) e sperimenta in prima persona cosa sia veramente la Consapevolezza.Grazie Gassho
Sei realmente consapevole della tua esistenza?Sei disposto a lasciar andare il corpo e la mente per apprendere lo Zen?Comincia subito la pratica della meditazione per comprendere il segreto del radicamento nel “centro”.Vivere Zen significa abbandonare l’illusione e cominciare ad Essere, subito, nel Qui ed Ora.
Ogni relazione nasce per un progetto preciso che viene determinato dalle Anime che si incontrano. Ogni rapporto ha dunque una sua funzione specifica, che ha lo scopo di far crescere le persone come singoli individui, oltre che come coppia.
La funzione per cui la relazione nasce, siano essi partner, amici, conoscenti, parenti o altro ancora, ha un suo motivo di esistere.
Ad esempio, si può incontrare un’amica perché si ha bisogno di una sorella; mancando questa figura nella propria famiglia, si ricerca colei che più assomiglia alla sorella che vorremmo avere. Dunque in una relazione del genere, si scambiano appoggio, ascolto, condivisione, affetto reciproco.
A volte le amicizie nascono in compagnia, nell’età spensierata dell’adolescenza. Ci si incontra per ridere, scherzare, andare a ballare, condividere esperienze tipiche di quella fase di vita in cui si ha voglia di esplorare, giocare, conoscersi.
Queste relazioni amicali possono durare tutta la vita, se il sentimento è reciproco ed assolve la funzione per cui è nato. Oppure possono finire nel momento in cui, ad esempio, si cresce, si trova lavoro, magari ci si sposa ed il bisogno di divertimento e leggerezza viene sostituito da un bisogno di stabilità, da ritmi diversi, da altre necessità. Ecco che un’amicizia può finire, perché termina la sua funzione.
Tra partner, talvolta ci si frequenta perché nell’altro vediamo il padre (o la madre) che ci manca, oppure il padre (o la madre) che vorremmo avere.
L’altro può essere la persona che ci insegna, come nel caso di un rapporto tra maestro e discepolo. Finché che questa funzione viene soddisfatta, il rapporto continuerà, nutrendo le necessità di entrambi. Ma se questa dinamica viene completata e la coppia non è in grado di fare ‘un balzo quantico’, ecco che il rapporto può finire, non essendoci più niente da insegnare e da apprendere.
In caso di rapporti più complicati e meno risolti, ci si può scambiare il ruolo di vittima e carnefice, dove fintanto che c’è una dipendenza reciproca, questa contribuirà al ripetersi di dinamiche di sofferenza. In omeopatia si dice ‘ci si attrae per malattia’ ed è vero che ‘possiamo essere guariti solo da chi soffre del nostro stesso male’, perché solo quella persona può capirci da vvero fino in fondo. Una volta guariti, il rapporto ha la possibilità di evolvere e cambiare, se lo si desidera.
Dunque ogni rapporto ha lo scopo di accompagnarci finché è utile per la nostra crescita personale. Finita la funzione di evoluzione, la relazione ha la possibilità di trasformarsi in qualcos’altro, magari diversamente evolutivo, ma ci deve essere la volontà e la consapevolezza di entrambe le parti, in caso contrario essa stessa termina.
Ogni incontro ha perciò un senso, sia che duri un’ora, un anno o una vita intera. Per questo non esistono ‘relazioni sbagliate’, ma solo le ‘relazioni giuste per quel momento della nostra Vita’. Se riusciamo ad avere questa ‘visione elevata’, ecco che tutto assume una prospettiva diversa e possiamo liberarci dal rancore, dalla sofferenza, dal rammarico e dall’amarezza che spesso avvolgono la fine dei rapporti.
Ingrid Cella – ingridlibra.com
(riproduzione consentita con citazione della fonte)
Come stare calmi quando si presentano imprevisti nella vita di tutti i giorni?
Lo abbiamo chiesto a 7 personaggi famosi nel loro settore.
“Ricordo a me stessa che tutto accade per una ragione, quindi mi prendo un po’ di tempo per riflettere (spesso prendo un giorno o due di pausa dal lavoro). Poi torno alla vita di tutti i giorni. Tutto ciò che è accaduto nella mia vita, anche di inaspettato, mi ha fatto diventare una persona migliore. “
—Amber Anderson, co-fondatore e responsabile della strategia di Tote + Pears
“Il cambiamento fa parte della vita e degli affari, ma puoi gestirlo grazie al tuo atteggiamento. Se ti agiti e perdi la calma quando accade qualcosa di inaspettato nella tua vita potresti perdere un’opportunità di miglioramento. Affrontare un evento negativo o inaspettato può risvegliare la tua forza interiore, la tua forza di volontà e la tua autodisciplina, e può portare al successo e al miglioramento.”
—Vikas Khorana, co-fondatrice e Chief Technology Officer di Ntooitive
“Mi ritiro nella natura. La calma e la quiete sono il diversivo perfetto. Mi permettono di concentrarmi e riorganizzarmi per affrontare eventuali problemi imprevisti.”
—Ala Isham, creatrice del marchio femminile di lusso Ala von Auersperg
“Quando si presentano situazioni nuove e soprattutto inaspettate cerco di non reagire di impulso, poiché tenderei ad essere emotiva e miope, invece mi concedo un po ‘di tempo per riflettere, soprattutto di notte. Di solito mi calmo e inizio a vedere le cose da diverse prospettive, il che mi porta a decisioni più ragionevoli e appropriate.”
—Yuko Kaifu, presidente della Japan House di Los Angeles
“L’esperienza è il miglior insegnante in questi casi. Con l’esperienza ti rendi conto che non tutto va secondo i piani. Gli imprevisti fanno parte del gioco e li devi affrontare. Questa consapevolezza mi aiuta a mantenere la calma in ogni momento.”
—Nishant Shah, fondatore e CEO di BannerBuzz
“Ricordo il mio primo anno al college, quando stavo andando fuori di testa per un esame molto tosto e uno dei miei coinquilini mi disse: “Rispetto a tutta la tua vita, questo non significherà nulla !” E quando pensi davvero a come è il mondo che affronti ogni giorno – e in che modo le persone che hanno molte meno risorse di noi lo affrontano ogni giorno – questo può aiutarti a rimanere calmo.”
– Deb Waterman Johns, co-fondatore e direttore creativo di borse SCOUT
“La pratica di meditazione quotidiana mi è di grande aiuto quando accade qualcosa di inaspettato. Il vantaggio di meditare ogni giorno è che ho imparato a riconoscere il mio stato d’animo in qualsiasi momento della mia giornata, quindi quando si presenta un imprevisto, riesco a guardarmi dentro ed entrare in uno stato positivo.”
—Michelle Sun, fondatrice e CEO della First Code Academy
Fonte articolo: numero di settembre / ottobre 2019 della rivista SUCCESSO .
Nel cuore di ciascun essere umano risiedono due dee; ognuno di noi nutre un amore profondo per queste entità eccelse.
Ma c’è un segreto che ancora non conosci, ed ora te lo dirò.
Anche se le ami entrambe, dovrai concentrare le tue attenzioni su una di loro in particolare: è la Dea della Sapienza, e il suo nome è Sarasvati. Seguila, amala, abbi per lei mille cure.
L’altra dea si chiama Lakshmi; è la Dea dell’Agiatezza.
Se tu avrai più riguardo per Sarasvati, Lakshmi impazzirà di gelosia e ti colmerà di attenzioni. Quanto più ti interesserai alla dea della sapienza, tanto più la dea della ricchezza si interesserà a te.
Ti seguirà dovunque andrai e non ti lascerà mai, e la ricchezza che desideri sarà tua per sempre.
Abbondanza è la normale condizione dell’universo, retto da regole atte a garantire a tutti agio e ricchezza.
Ogni uomo ha diritto alla felicità, al benessere e alla piena realizzazione di sé, ed ogni uomo può ottenere ciò che desidera semplicemente prendendo coscienza delle leggi del mondo.
Il cosmo trae origine dall’infinito campo del possibile, affinché un’idea si trasformi in realtà occorre cioè l’intervento della volontà umana: basta quindi un programma basato su semplici acquisizioni quotidiane per concretizzare i propri desideri, realizzando se stessi in piena armonia, e non in conflitto, con tutto il creato.
Deepak Chopra